RACCONTO NR 7

IL POZZO

Ero da poco arrivato a casa, una piccola villa comprata nei pressi di un parco pubblico, stavo camminando delicatamente, felice del mio nuovo lavoro a New York, quando ad un tratto sentii scricchiolare qualcosa sotto i miei piedi... impossibile, le condutture del giardino erano sotto cinque metri di terreno ed io avevo da poco falciato l'erba e non avevo visto niente. Mosso dalla curiosità mi piegai per vedere meglio, ma... il terreno cedette e finii in quella che stava per diventare la mia prigione fisica e psicologica. Svenni per la caduta, ma a mezza notte mi svegliai, per fortuna mi ero solo scorticato un braccio, niente di rotto. Preso dall'ansia di tornare nel " mondo di sopra " , afferrai il pacchetto di Marlboro e lo zippo, accesi una sigaretta, ma non appena alzai lo sguardo, vidi, nel pozzo in cui ero finito, un centinaio di cadaveri non ancora decomposti del tutto, appesi per delle corde... Vomitai alacremente, tra loro vi erano giovani, anziani, ragazzini, prostitute che avevo incontrato, uomini in tight, ed affaristi probabilmente di wall street. 
L'assassino aveva lasciato i corpi lì ed il mio primo pensiero fu quello che sarebbe tornato non solo per ammirare ìl suo splendido mausoleo, ma anche per aggiungere nuove note di colore e mi avrebbe trovato. 
Preso dal panico accesi, tremante, lo zippo e feci di nuovo luce vidi una torcia non lontano e, dopo averla afferrata, l'accesi in cerca di un' uscita. Due tunnel di fronte a me, uno verso l'oceano ed uno verso Bonn street... decisi per l'ultimo ed iniziai il mio cammino in quello che sarebbe stato il tunnel degli orrori. Dopo dieci metri vomitai ancora: il tunnel era sbarrato da una serie di teste mozzate accatastate una sopra all'altra, ma se volevo uscirne dovevo aprire una breccia, così, con le mani, poggiando la fiaccola per terra, smossi le teste in cima, poi ripresi la fiaccola e proseguii. 
Il fetore che arrivava dal pozzo e dal tunnel stava per farmi vomitare di nuovo, ma la via era giusta, un rivolo di vento mi passava tra i capelli...
Correndo a perdifiato tra i topi e gl'insetti arrivai ad una grata con un cartello : " Welcome into the hell " . Benvenuto all'inferno, come se non l'avessi già visto all'inizio...
Aprii la grata e vidi ancora... ed ancora... ed ancora... ogni tipo di arma usata per torturare conficcata ancora negli occhi appena penzoloni, oppure un coltello ancora nelle viscere di una donna che fuoriuscivano, o un accetta, appena usata su di un cadavere maschio che grondava sangue dalla parte del cervello fuoriuscita dalla spaccatura dovuta al taglio della lama.
Non ne potevo più, ero vicino a perdere i sensi, l' ultimo oltraggio che vidi prima della seconda grata fu una bambina dentro un bambino completamente squartato dal collo in giù.
Non era ancora abbastanza... il macabro doveva ancora arrivare; aperta la seconda grata una serie di dieci uomini, completamente spellati della loro epidermide era in fila in piedi di fronte ad un'altra fila, fatta di donne trattate allo stesso modo.
Non ne sarei uscito... anche se sentivo il vento del tombino sovrastante, non ne sarei uscito: una serie di coltelli era piantata dal manico, tutt'intorno al cunicolo sovrastante, mi sarei tagliato morendo dissanguato, ma così non fu. Arrampicandomi ed usando le stesse lame come piedistalli guadagnai l'uscita e tornai in superficie.
" Ehi amico... Sembri ridotto male... staresti bene nel mio tunnel degli orrori da dove sei uscito..."
Non era la giornata giusta.

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