RACCONTO NR 8

IL SENTIERO...

Che magari la gente possa pensare che la montagna sia un posto tranquillo posso capirlo, ma da quel giorno ho preferito il mare...
Ero tra i boschi... un sentiero battuto, ma visto che il giorno prima era piovuto e c'era il sole, mi sono inoltrato fra gli alberi in cerca di funghi; non perdo mai l'orientamento, ma quel giorno era caldo e con me non avevo il solito zaino, ma solo una busta di plastica che porto sempre nella tasca posteriore, può servire a mille usi, per portar acqua o per legare bastoni, questi gli usi che gli do da bambino; come ho detto era caldo e mi trovai a vagare per ore senza aver raccolto niente, di solito mi fermo, accendo un fuoco, in quei casi e cucino i funghi... avevo fame. Niente... alla fine però, in lontananza vedo del fumo, un amico cercatore, magari mi offre due bocconi, ma il mio stupore nell'essermi inoltrato troppo è trovare una cascina abitata. 
Chissà, il padrone potrebbe, in cambio di due spiccioli, dare un cartone di latte, è caldo, ho sete ed ho fame, vediamo di arrivare all'uscio.
Un odore acre e cadaverico arriva alle mie narici, penso che sia una carogna, ma non è così... quando scopro il corpo tumefatto di una ragazza mi avvicino, vedo che le braccia e le gambe sono state recise e divise dal corpo; il mio stomaco è di ferro, ma questa volta non posso fare a meno di vomitare, tiro fuori il coltello, mi giro intorno e cerco di fuggire... poi... il buio.
Sono in una cantina è fredda, ma non umida, la mia mente fatica aď esaminare il resoconto di ricordi accatastati uno sopra l'altro, poi ricordo, sono stato trascinato semi ìncoscente fin sotto la cantina, spogliato e legato, ma con un po' di barlume, senza che l'assalitore incappucciato se ne accorgesse, non ho espirato tutta l'aria dai polmoni mentre mi legava. Con la bocca tolgo i legacci del petto poi, forzando i polsi riesco a far cedere la seggiola marcia... SONO LIBERO!!! Un abbaino, devo giocare bene le mie carte... mi arrampico ed esco, la fortuna di ritrovare il coltello nella sua guaina, lo prendo e me ne vado silenziosamente, la testa mi duole, poi uno spettacolo orripilante, la ragazza non c'è più, ma riconosco le ciocche di capelli rimaste attaccate ai brandelli di pelle, in una buca piena di teschi ed ossa cui sono rimasti appiccicati resti di carne cotta. Dove sono? Dove mi trovo? Devo fuggire...? Questa volta sono più fortunato... lui non c'è, ma lo incontro sulla mia strada, mi nascondo dietro un albero e lo vedo scoticare un femore con la bocca, poi silenzio... si ferma... ascolta...
È fatta! Mi oltrepassa e se ne va, ma non getta il femore ormai consunto della carne, vi gioca come fosse un oggetto qualunque, ha un volto strano, tetro ed allo stesso tempo gaudente, non mi soffermo a guardarlo troppo, proseguo verso valle ed arrivo alla statale.
Oggi sono al mare con i miei amici di fronte ad una birra, ma con me c'è un amico speciale con cui non condivido solo la vita, giornaliera e serale, ma anche lo stipendio...

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